Jacques il Fatalista e il suo padrone by Denis Diderot

Jacques il Fatalista e il suo padrone by Denis Diderot

autore:Denis Diderot [Diderot, Denis]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:43:53+00:00


IL PADRONE: E se sospendessimo per un momento la storia della signora de La Pommeraye…

L’OSTESSA: Questo è impossibile. Io racconto volentieri le avventure degli altri, ma non le mie. Sappiate soltanto che sono stata educata a Saint-Cyr51, dove ho letto assai poco il Vangelo, e molto i romanzi. Dall’abbazia reale alla locanda che tengo oggi, c’è una bella distanza.

IL PADRONE: Basta così; fate come se non vi avessi detto nulla.

51 A Saint-Cyr Mme de Maintenon aveva fondato nel 1686 una casa d’educazione per le fanciulle nobili ma senza risorse.

L’istituzione funzionò fino al 1793. Le educande vi diedero rappresentazioni, alle quali interveniva la Corte. Racine vi fece rappresentare Andromaque, Athalie e Esther, quest’ultima scritta espressamente per le educande di Saint-Cyr, su richiesta di Mme de Maintenon. Cfr. la Préface di Racine a Esther.

L’OSTESSA: Mentre le nostre due devote edificavano, e intorno si spargeva il buon odore della loro pietà e della santità dei loro costumi, la signora de La Pommeraye manteneva con il marchese le dimostrazioni esteriori della stima, dell’amicizia, della fiducia più perfetta. Era sempre benvenuto, mai rimproverato né trattato con freddezza, neppure dopo lunghe assenze: lui le raccontava tutte le sue piccole, fortunate avventure, e lei sembrava divertirsi francamente. Lei gli dava i suoi consigli nei casi di successo difficile; talvolta buttava lì qualche parola sul matrimonio, ma con un tono talmente disinteressato che non si poteva sospettarla di parlare per sé. Se il marchese le rivolgeva qualcuna di quelle frasi tenere o galanti di cui non ci si può dispensare con una donna che si è conosciuta, lei ne sorrideva oppure la lasciava cadere. A crederle, il suo cuore era placato; e, cosa che non avrebbe mai immaginato, si era resa conto che alla sua felicità bastava un solo vero amico come lui; inoltre non era più nella prima giovinezza, e i suoi desideri si erano assai attenuati.

— Come! non avete niente da confidarmi?

— No.

— E quel contino, amica mia, che vi corteggiava con tanta insistenza ai tempi del mio regno?

— Gli ho chiuso la porta, e non lo vedo più.

— Ma è una bizzarria! e perché averlo allontanato!

— Perché non mi piace.

— Ah! signora credo di capirvi: mi amate ancora.

— È possibile.

— Contate sul mio ritorno.

— Perché no?

— E vi riservate tutti i vantaggi di una condotta irreprensibile.

— Credo che sia così.

— E se avessi la fortuna o la sventura di riprendere, vi fareste almeno un merito del silenzio che manterreste sui miei torti.

— Mi credete molto delicata e generosa.

— Amica mia, dopo quello che avete fatto, non c’è eroismo del quale non sareste capace…

— Non mi disturba molto che lo pensiate.

— Parola mia, con voi corro il più grande pericolo, ne sono sicuro.

JACQUES: Anch’io.

L’OSTESSA: Da circa tre mesi erano allo stesso punto, quando la signora de La Pommeraye pensò che fosse il momento di mettere in gioco le sue batterie. Un giorno d’estate che faceva bel tempo, e aspettava il marchese a pranzo, fece dire alla d’Aisnon e a sua figlia di recarsi al Giardino del Re.



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